Debuttava 20 anni fa la versione Cabrio della seconda generazione di Astra. Capote apribile elettricamente (con telecomando a richiesta) e resistente all’effetto pallone. Brillanti ECOTEC a 4 valvole, abitacolo spazioso, 4 comodi posti, ricca dotazione, grande bagagliaio.
Venti anni fa, nel 2001, faceva la sua apparizione sul mercato la versione Cabrio di Opel Astra-G. Erede di una grande tradizione di cabriolet di successo come le precedenti Kadett-F Cabrio (1987) e Opel Astra-F Cabrio (1993-99), vendute in oltre 100.000 esemplari, era costruita anch’essa nello stabilimento Bertone di Grugliasco (Torino).
Il nuovo modello era una slanciata convertibile a 2 porte dotata di capote azionabile elettricamente tramite un pulsante. Un telecomando, fornito a richiesta, semplificava ulteriormente l’apertura e la chiusura della capote stessa. L’ampia dotazione di serie faceva sì che la nuova Astra Cabrio si prestasse ad un utilizzo anche quotidiano. La vettura disponeva infatti di 4 comodi posti, un abitacolo molto spazioso, un grande bagagliaio, sospensioni sportive a geometria DSA (Dynamic SAfety) e 3 brillanti ed economici motori ECOTEC a 4 valvole per cilindro. Al vertice della gamma di motorizzazioni c’era un 2.200 a 16 valvole interamente in alluminio da 147 CV (108 kW).
Le forme eleganti della nuova Astra Cabrio erano state create da un gruppo di progettisti della Opel e della Bertone che riuscirono a dare vita ad un design sportivo e raffinato che risultava particolarmente sorprendente quando la capote era abbassata. Una volta che questa era stata riposta sotto l’apposito scomparto, la linea di cintura si sollevava verso la coda della vettura senza che si potesse scorgere alcun rigonfiamento di tessuto, parti di roll-bar e finestrini all’altezza del primo montante che potessero disturbare le linee della carrozzeria o la visuale a 360 gradi tutto intorno ad essa. Particolari estetici come le maniglie delle porte, le bandelle laterali sottoporta e gli involucri dei retrovisori esterni erano verniciati in tinta con la carrozzeria. Gruppi ottici posteriori oscurati ed una banda cromata sul bordo del cofano porta-bagagli conferivano a questa versione scoperta di Opel Astra-G un tono di esclusività.
Particolare attenzione era stata dedicata dai progettisti al cosiddetto “ballooning” (effetto pallone). In cosa consiste? Quando si vedono passare veloci lungo un’autostrada, molte cabriolet sembrano in procinto di decollare. Il flusso d’aria che penetra nell’abitacolo, aiutato dal sollevamento della capote causato dall’aria che passa sulla sua superficie esterna, provoca un generale rigonfiamento, davvero molto brutto a vedersi: quello che i tecnici chiamano “ballooning”.
La capote di Opel Astra-G Cabrio riusciva invece a conservare la sua forma originaria anche alle alte velocità. I progettisti avevano condotto a tale proposito prove prolungate alla galleria del vento, indirizzando fasci laser all’interno della capote chiusa per determinarne il reale sollevamento mentre potenti turbine avevano cominciato a simulare il flusso dell’aria sopra la vettura. Risultato: con un vento di 120 km/h, il sollevamento della capote era quasi insignificante (9,5 mm): una cosa difficilmente visibile ad occhio nudo.
Friedrich Kröhle, all’epoca responsabile del progetto Astra Cabrio presso il Centro Internazionale di Ricerche Tecniche Opel di Rüsselsheim, spiegava come il “balloning” fosse in gran parte connesso alla progettazione della vettura. «Fra i fattori determinanti ci sono le differenze d’altezza tra la cornice del parabrezza e lo scomparto dove si ripone la capote». Questo non era un problema sulla nuova vettura il cui tetto scendeva all’indietro come quello di una coupé. Per essere ancora più sicuri che questa automobile non presentasse alcun accenno di “balloning”, gli ingegneri della Opel avevano applicato la stoffa tramite anelli all’intelaiatura del capote.
In altre parole, la capote non aveva nulla da temere dall’aria che le passava sopra – ma cosa si poteva dire della temperatura dell’aria all’esterno? Gli esseri umani possono trovare gradevole guidare una cabriolet con il tempo freddo, seppure sotto una comoda e sicura capote sollevata? La Opel aveva valutato anche questo aspetto e confermava che non c’è alcun rischio di prendersi un raffreddore – l’isolamento termico era analogo a quello di un’automobile con il tetto di metallo. Speciali macchine fotografiche avevano immortalato il calore che s’irradia dal tetto dell’Astra-G Cabrio dopo che la vettura aveva percorso determinate distanze a temperature invernali. In queste particolarissime immagini termiche il tetto appariva assolutamente nero – chiaro indice di un’efficace ritenzione di calore. Una colorazione bianca avrebbe significato invece che il calore veniva irradiato nell’aria circostante, mentre il nero (colore che è all’estremità opposta della scala cromatica) indica un perfetto isolamento.
I tre strati della capote rendevano la vettura perfettamente utilizzabile nel corso di tutto l’anno. Lo strato esterno era in un resistente composto di cotone, poliacrilico e poliestere che resiste agli effetti del clima. Lo strato centrale isolante in poliestere era spesso 10 millimetri. Tratteneba il calore all’interno dell’auto e teneva all’esterno i fastidiosi rumori provocati dall’aria che passava sopra la relativamente ruvida superficie della capote. Dentro la vettura, il rivestimento del soffitto era fatto con un tessuto poliuretano ricoperto in poliestere.
Anche sotto un temporale, chi si trovava a bordo di un’Astra-G Cabrio non doveva temere di essere meno protetto che all’interno di un’automobile con il tetto rigido. L’intelaiatura metallica della capote forma una gabbia di Faradey analoga a quella delle automobili che hanno il tetto in lamiera ed allontana efficacemente i fulmini qualora la vettura ne fosse stata investita.
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